sabato 7 aprile 2012

HAPPY EASTER! - di Carlo








La settimana scorsa sono sceso in Italia per il weekend.
Il mio migliore amico si sposa e non potevo mancare al suo addio al celibato.

Domenica, come l'anno scorso la prima domenica di aprile (vedi qui), siamo tornati a trovare Gianni e le ciliegie: si è confermato un grande oratore, sempre affascinante nei discorsi.
È stata occasione anche per stare un po' con la mia famiglia, e soprattutto coi miei fratelli, coi quali ultimamente non passo molto tempo, ma che, nella natura intrinseca del loro essere fratelli, sono sempre con me: nei discorsi, nei pensieri, nel vissuto, nelle reazioni alle esperienze quotidiane e ai rapporti con le persone (oltre che via email e SMS!).

Le foto si riferiscono a domenica scorsa, 1 aprile.

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Sono tornato lunedì sera a Londra per lavorare: non potevo stare via anche per Pasqua, dato che comunque tornerò a fine mese per il matrimonio (fedele alla definizione che di me ha dato la mia amica Giorgia: la persona che più partecipa a matrimoni che lei conosca!).

Questo fine settimana fa freddo a Londra, stile Tonezza, credo lo faccia anche in Italia, ma il fatto che abbia assaporato la primavera veneta il weekend scorso mi ha fatto cadere in una morsa serrata di nostalgia.
In fondo so che c'è un motivo per cui sono qui, riassumibile in 'trovare la mia strada', ma in questi giorni mi è mancato tanto non poter vivere la settimana santa a casa, anche se di solito non vado alle funzioni.

La settimana santa per me è bella perché è come l'attesa del Natale mixata però col tempo primaverile: insomma, un avvento (anche se so bene che questa parola ha tutto un altro significato nel lessico cristiano) col tempo migliore!
È legata per me a ricordi bizzarri che si ammonticchiano tra loro.

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Domenica sono tornato dopo anni a messa col papà: la domenica delle palme, con la benedizione dell'ulivo, ha su di me un fascino particolare (ho anche portato un rametto d'ulivo qui a Londra): forse per la piazza di Cavazzale invasa dal verde, forse per la speranza che porta con sè...

Il passio, col suo classico "detto questo spirò" (anche se non c'era il vangelo di Giovanni quest'anno, ma quello di Marco, il che mi ha sincermanente spiazzato, col disagio di non trovare più una cosa che conoscevi e davi per scontata) è nella mia mente sempre associato a un suono ipnotico che lo segue, quello dei poggiagionocchia della chiesa di Vancimuglio, dove siamo cresciuti, che sbattono sul legno dei banchi.

Il credo (di Nicea-Costantinopoli!) mi ha messo ansia: E di nuovo verrà, nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. (...) Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà...
La vita del mondo che verrà???!!!
Non voglio passare per blasfemo e trattare argomenti così delicati in questa sede, li lascio al mio migliore amico, quello che si sposa, e al suo blog; mi limiterò a dire che sapevo ovviamente il credo a memoria, anche se erano anni che non lo recitavo: è scattato in automatico un interruttore interno, come una poesia mandata a memoria (La pioggerellina di marzo...), come andare in bicicletta...
Faceva parte di quel retaggio infantile di nozioni che impari ma di cui non comprendi bene il significato, anche se te lo spiegano: ho riflettuto sul fatto che alcune scelte, anche religiose, forse andrebbero fatte in piena coscienza da adulti.

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Durante la Pasqua dell'88 sono andato a Camposilvano, dove il nonno Marcello aveva una casa, con la zia Nenei e i cugini Marcellino e Elena.
Quell'anno ha nevicato e abbiamo passato le vacanze a spalare la strada in salita che portava alla casa (io in realtà chiamavo il riposo ogni due minuti!). La neve era tanta che le tubature avevano gelato e la zia Nenei temeva il freddo notturno e non si fidava di stare troppo tempo su. La mia paura, assolutamente inconfessata, era che, tornando a casa anzitempo, mi toccasse 'servir messa' come chierichetto, una cosa che mi provocava il mal di pancia (della stessa collana di: lezioni di nuoto coll'odore di cloro della piscina del Patronato che ti entra nelle narici e ti stordisce e lezioni di pianoforte) ogni volta, perché semplicemente non lo sapevo fare: era troppo complicato e non mi era mai stato spiegato bene, e sapevo benissimo che la messa del giorno di Pasqua aveva delle alterazioni che non sarei mai stato in grado di assolvere.
Fortunatamente abbiamo passato indenni la Pasqua in montagna e non ho dovuto subire quel grave, per me, supplizio.

Il venerdì santo, però, coi cugini abbiamo sbagliato di mezz'ora la cerimonia della Via Crucis, così siamo andati nella piccola chiesa di Camposilvano a funzione finita. Ha appese ai muri, come molte altre chiese, tutte le stazioni della Via Crucis, e ce ne siamo inventati non so come, assortissimi, una nostra personale pregando sotto ogni stazione (Marcellino era allora devotissimo e non si poteva sgarrare, forse per il nome che lo accomunava al film più triste della storia del cinema. È appena diventato papà!).
È a tutt'oggi l'unica Via Crucis (in forma casereccia) a cui ricordi di avere mai partecipato!

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Al giovedì santo è legato invece un altro ricordo, di esattamente dieci anni dopo: nel '98 siamo andati a messa a Cavazzale con la mamma, il papà e Giovanni: era la sera della lavanda dei piedi, vale a dire una sola cosa: non finiva più!!!
Io friggevo solo per un motivo: alla tele alle 9 quella sera davano l'unica puntata di ER che sia mai stata tramsessa in diretta (ovviamente da noi andava la riproduzione della diretta americana e doppiata), un episodio storico che stavo perdendo in pieno!
Non so come Gesù, anche se impegnato a cenare ancora per l'ultima volta (!!!), ha voluto che Francesco, mio fratello, premesse REC sul videoregistratore non vedendomi arrivare (cosa non da lui).

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Nonostante questi ricordi un po' pagani che mi legano alla settimana santa, che forse stonano un po' con l'intento primordiale de Il Filo (ma tanto sono io l'editor, ora!!!), a me la Settimana Santa, con le maiuscole e tutto, a casa, a Vicenza, nella campagna veneta, è mancata tanto.
Sono qui lontanto dai miei cari, in una reclusione autoimposta, in una casa legnosa che quando piove, come oggi, ha lo stesso odore di quella di Camposilvano della mia infanzia, a guardarmi (è proprio il caso di dire: fatalità...), la sera di sabato santo sulla BBC, un documentario sull'Orto botanico di Padova e Villa Pisani a Stra, mentre la zia Franca e lo zio Piero mi mandano in due secondi una foto di Thais che mi mancava (rimango ancora affascinato di fronte alla potenza di Internet, io, qui, a Londra, che metto insieme i pezzi de Il Filo, online, per la mia, nostra, famiglia, a Vicenza...).

Quest'anno mi mancherà il brivido dell'indecione perenne di cosa fare a Pasquetta con gli amici (trending topic ogni Pasqua con le cugine Paola e Francesca, che faceva il paio con cosa feto l'ultimo? quando ci trovavamo a Natale – a Capodanno poi vinceva chi era andato a letto più tardi, gara vinta sempre dai vari Flavio, Nereo, Chiaretta, vale a dire quella schiera di cugini super grandi nati all'inizio degli anni '70 che andavano a chissà quali feste) per poi svegliarti la mattina di Paquetta, col brivido e la battarella mentre apri le finestre e scopri che, immancabilmente, puntualmente, il tempo fa COME. OGNI. ANNO. CAGARE. (che comunque gli amici di Torri te lo hanno già chiamato la sera prima, che delle due l'una: o hanno la linea speciale con casa Giuliacci, o, più semplicemente, portano gran sfiga...).

E pensare che in Inghilterra non esiste neanche la Pasquetta!! Bisognerebbe importarla!! E pensare che a Pasquetta lavoro!! Ma che vita è?? Come si fa a lavorare a Pasquetta??!!
Almeno la mia 'mamma' inglese, quella della famiglia con cui abito (che poi deve avere l'età, fatti due conti, dei miei amici più grandi, o dei cugini delle feste misteriose di cui sopra) mi ha regalato un uovo!

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Così mi manca casa ma tengo botta.
I miei amici e cugini si sposano e mettono su famiglia (proprio quando stavo tornando, la settimana scorsa, è nato il figlio di un altro mio amico, che siamo andati a visitare sabato in ospedale), sembrano tutti trovare la propria strada tranne me, che cerco la mia strada ma in fondo penso che forse cerco sempre la strada di casa, sono Dorothy che vuole tornare in Kansas (me manca soeo 'e ballerine rosse...) o Ulisse che desidera solo tornare a Itaca...

E allora mi è mancata la Pasqua a casa, anche se da anni non vado alle funzioni (e se ci vado comunque me le invento o mi distraggo), perché mi sa da erba tagliata e lasciata seccare sui campi, del cui odore poi è piena l'aria e ti entra nei polmoni, mi ricorda che tra poco è maggio e si va al fioretto - ah, la devozione infantile...! - in bici, e poi c'è l'estate, e le giornate non finiscono. MAI.
È le gite in bici, il primo sole, il giubbetto leggero, la terra che si risveglia (come scrive più sotto, nel suo intervento, la zia Franca), è la primavera che torna, ancora e ancora, finché non finirà (e se invece è: il Suo regno non avrà fine??!!: ANSIAAA!!!!).

O forse ho nei confronti della mia Vicenza, a proposito di risurrezione, lo stesso atteggiamento descritto da Guccini in Piccola città:

Quelle vie adesso disprezzi / o invidi e singhiozzi / se passano davanti a te.
Così diversa sei adesso / io son sempre lo stesso / sempre diverso
cerco le notti ed il fiasco / se muoio rinasco / finché non finirà.


Buona Pasqua a tutti!

1 commento:

  1. Ho ricevuto delle segnalazioni su delle incompletezze contenute in questo scritto.
    La prima dalla zia Franca:

    "ho una precisazione liturgica da farti: non hai sentito il racconto della Passione secondo Giovanni la domenica delle Palme perchè non viene mai letta la domenica delle Palme, ma vengono letti Mt, Mc e Lc a seconda dell'anno liturgico A, B (quello in corso) o C.
    La Passione secondo Giovanni viene invece letta sempre ogni venerdì santo nell'ambito della Liturgia della Passione del Signore, qualsiasi sia l'anno liturgico."

    Il mio amico Alessandro (ho pubblicato un post al 95% simile sul mio blog personale), invece, mi precisa:

    "una nota riguardante quel che dici di Ulisse...: non ti dimenticare che dopo essere tornato a casa da Penelope poi volle ripartire perché

    né dolcezza di figlio, né la pieta
    del vecchio padre, né 'l debito amore
    lo qual dovea Penelopè far lieta,
    vincer potero dentro a me l'ardore
    ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto
    e de li vizi umani e del valore

    e già che ci siamo, una delle più belle interpretazioni di quel canto (sempre sua segnalazione)":

    www.youtube.com/watch?v=76O3OQevjck&feature=player_embedded

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